Dal Vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i Suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse, Non hanno vino? E Gesù le rispose, Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora.Sua madre disse ai servitori, Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro, Riempite d’acqua le anfore. E le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo, Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto, il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua, chiamò lo sposo e gli disse, Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio, e quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù. Egli manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.
RIFLETTIAMO:
Abbiamo terminato il periodo natalizio e iniziamo il tempo ordinario. Lo vedete anche dal colore delle vesti liturgiche del celebrante che sono verdi. Oggi, seconda domenica del tempo ordinario, il Vangelo di Giovanni cosiddetto dei segni, prende il posto di quello di Luca (il quale ci accompagnerà durante questo anno liturgico C). Questo Vangelo dei segni, oggi racconta le nozze di Cana. E’ uno dei momenti di rivelazione di Gesù durante il suo cammino sulla terra. Gli altri segni sono sette e ve li ricordo per curiosità: la guarigione del figlio del funzionario, quella di un paralitico di sabato, la moltiplicazione dei pani, Gesù che cammina sulle acque, la guarigione del cieco nato e la risurrezione di Lazzaro. Quest’oggi dicevo, Gesù è invitato con la madre a un banchetto di nozze che si svolge a Cana di Galilea, un paese che dista circa sei chilometri da Nazareth. Durante questo sposalizio, non si parla mai dello sposo o della sposa ma degli invitati, del vino che viene a mancare e di questa donna che dice al figlio che il vino non c’è più. Il vino rappresenta la gioia, l’allegria. E’ un elemento che fa stare insieme piacevolmente e la sua mancanza comprometterebbe certamente la buona riuscita del banchetto. Un altro elemento che vi vorrei far notare è l’attenzione che Giovanni posa sulle giare scrivendo che ce n’erano sei per di più vuote. Sei, non sette come il numero dei giorni in cui Dio ha completato la sua opera. Quindi ognuno di questi numeri e simboli ci fanno capire l’ imperfezione di questa festa. Cerchiamo di capirci di più. Chi sono gli invitati alle nozze? È il popolo eletto, chiamato alla salvezza. Chi è lo sposo? È Cristo. Qual è l’elemento che unisce questa popolazione in festa? È il vino, e chi è il vino? È Gesù Cristo stesso, dono ultimo e perfetto del Padre per l’umanità. Può sorprendere la risposta di Gesù alla madre, ma dire che non è arrivata la sua ora è stato come dire che non era giunto ancora il momento della sua glorificazione. Però Maria va avanti rendendosi protagonista della buona riuscita della festa spronando i servi a comportarsi secondo le direttive del figlio. Nel Vangelo di Giovanni ritroveremo la “donna” sotto la croce, quando Gesù le dirà: donna ecco tuo figlio, e a Giovanni: figlio ecco la tua madre, ad indicare che Maria è la congiunzione tra la sua divinità e il suo essere uomo. Dicendogli che era finito il vino, gli disse praticamente: non hanno più te! La nostra vita è simile a una festa nuziale e siamo invitati a viverla con gioia, bevendo il sangue di Cristo e nutrendoci di lui. Questo menù di festa ci dona la voglia di stare insieme e scoprire e il grande amore che Dio ha voluto comunicarci attraverso il Figlio. Cristo completala sua opera nella risurrezione. Anche noi dobbiamo camminare verso quel momento senza mai farci mancare la sua Parola, il suo messaggio d’amore perché nel momento in cui dovessero mancarci questi elementi essenziali, faremmo fatica ad arrivare alla fine della convitto che è la risurrezione alla quale tutti quanti siamo chiamati. E’ quella la festa vera e noi dobbiamo arrivarci con le giare piene di Gesù Cristo, Amore puro che ci ha creato e redenti. Cari Amici, Dio ci ama! il suo sguardo d’amore avvolge le nostre giornate e riempie tutta la nostra vita rendendola una festa ben riuscita che non finisce mai perchè si chiama “VITA ETERNA”. FG