fbpx

Sesta domenica del tempo ordinario 16 febbraio 2025

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:«Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio.Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,perché riderete.Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,perché avete già ricevuto la vostra consolazione.Guai a voi, che ora siete sazi,perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,perché sarete nel dolore e piangerete.Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

RIFLETTIAMO:

Devo confessarvi che non era questa la prima riflessione che ho scritto, ma poi ho ascoltato la conferenza di un Sacerdote il quale ha avuto alcune espressioni forti, una tra le quali è questa: “La più grande grazia che mi ha fatto Dio, me l’ha fatta attraverso chi mi ha fatto del male!” Sono rimasto per un attimo sbalordito e mi son chiesto: “ma come, Dio mi dà le grazie attraverso chi mi fa del male?” Poi ho letto e riletto il brano del Vangelo di questa sesta Domenica del Tempo Ordinario nel quale Luca dice, per quattro volte, “beati voi poveri perché vostri è il regno di Dio, beati voi che avete fame, beati voi che ora piangete, beati voi quando gli uomini vi odieranno vi metteranno al bando, vi insulteranno, disprezzeranno il vostro nome come infame a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché ecco la vostra ricompensa nei cieli è grande”. E poi per altre quattro volte : “guai a voi, ricchi,perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti”. Ho avuto l’ impressione che il Relatore che ho ascoltato aveva ragione: più sono nella prova più divento piccolo povero e fragile e meglio ascolto Gesù! Poi mi sono pure andato a leggere la seconda lettura dell’ufficio delle letture di quest’oggi. E’ un commento al diatessaron di Sant’Efrem Diacono che puntualizza il fatto che non dobbiamo addormentarci sul nostro modo di essere, cioè adagiarci su quello che facciamo e che abbiamo ricevuto, perché quello è il momento in cui ci allontaniamo da Dio e dalla sua Parola. Sant’Efrem scrive così: “ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza, non avere l’impudenza di voler prendere in un solo colpo ciò che non può essere preso se non ha più riprese”. L’insegnamento che possiamo riceverne oggi è questo, secondo me: “quando non ci crediamo padroni di tutto quello che abbiamo in questa vita, se ci facciamo poveri (di spirito..questo intende Gesù) se abbassiamo la nostra presunzione di onnipotenza, se impariamo ad amare chi  ci fa del  male, allora saremo beati, cioè FELICI! Non è beato chi decide in un futuro di seguire Gesù Cristo, ma chi lascia tutto e lo segue fidandosi di lui, che è morto per noi. Paolo nella seconda lettura odierna rimarca l’ indissolubile legame della vita umana basata sulla fede nella risurrezione di Gesù. Abbiamo ascoltato cosa scrive: “Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è resurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto, e se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.” Amici, Cristo è risorto per donarci la salvezza. Ci ha indicato un percorso chiaro. Annunciare a tutti che Lui è risorto, significa proclamare che la morte e il peccato non hanno potere difronte all’ amore incommensurabile che Dio ha per noi, un amore che lo ha spinto a far allargare le braccia del Figlio sulla croce per prendere su di sé i nostri peccati, per poi richiuderle in un abbraccio eterno di amore quando è risorto. Ho capito allora che quando sono nella prova e vengo attaccato dal male, è in quel momento che la mia umanità si fa povera e più disponibile ad annunciare l’amore di Dio. Ma, attenzione, Egli non ci vuole pezzenti o per forza addolorati, ci vuole liberi dal male e quindi felici, beati di avere in Lui il nostro tutto. C’è una esclamazione  che dice “Dio è tutto!” provate a togliere l’accento alla “e”  e leggerete così : “Dio e tutto” cioè, prima Lui di me stesso. Allora si, sarò beato! felice di essere povero in Lui! FG