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Categoria: Articoli

NATALE 2024

Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Riflettiamo:

“Il Signore mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato””. Con queste parole del Salmo secondo, la Chiesa inizia la Santa Messa della veglia di Natale, nella quale celebriamo la nascita del nostro Redentore Gesù Cristo nella stalla di Betlemme. Una volta, questo Salmo apparteneva al rituale dell’incoronazione dei re di Giuda. Il popolo d’Israele, a causa della sua elezione, si sentiva in modo particolare figlio di Dio, adottato da Dio. Siccome il re era la personificazione di quel popolo, la sua intronizzazione era vissuta come un atto solenne di adozione da parte di Dio, nel quale il re veniva, in qualche modo, coinvolto nel mistero stesso di Dio. Nella notte di Betlemme queste parole, che erano di fatto più l’espressione di una speranza che una realtà presente, hanno assunto un senso nuovo ed inaspettato. Il Bimbo nel presepe è davvero il Figlio di Dio. Dio non è solitudine perenne, ma, un circolo d’amore nel reciproco darsi e ridonarsi, Egli è Padre, Figlio e Spirito Santo. (Benedetto XVI°)

Santo Natale a tutti Voi!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IV° DOMENICA DI AVVENTO

“Affrettati, non tardare, Signore Gesù:la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nella tua misericordia”…….e fa che, come Giovanni nel grembo della madre, possiamo “ballare di gioia” quando ti incontriamo mentre siamo nel grembo di questa vita che ci intrappola mortalmente nell’ indifferenza e nell’ individualismo.  Fa che la speranza abbia ragione sulla disperazione, che la fede abbia la meglio sulla diffidenza e che il tuo amore misericordioso sopprima il nostro egoismo. Aiutaci ad uscire dal nostro involucro di apatia e annunciarti ai fratelli come ha fatto Giovanni, senza se e senza ma. Dacci la grazia di essere impopolari in questo mondo che vorremmo far girare al contrario di come vuoi tu. Riempici del tuo Santo Spirito perchè riusciamo senza paura a vivere a professare con la vita quello nel quale diciamo di credere. Se per annunciarti andiamo contro corrente e diventiamo impopolari, rendici felici di esserlo!…per Te ne vale la pena! FG

Terza domenica di Avvento “GAUDETE”

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». 

Riflettiamo:
Canta ed esulta perché grande in mezzo a te è il Santo di Israele! Questo è  il versetto che abbiamo ripetuto nel Salmo Responsoriale che non è tratto dal Salterio come di solito, ma  dal libro del profeta Isaia al capitolo 12 ed è l’invito alla gioia di tutta questa terza domenica di Avvento  chiamata appunto ” della gioia”  Oggi la liturgia ci invita ad essere gioiosi.  Nella prima lettura, Sofonia, Profeta del VII secolo a.c. , invita alla gioia,  alla speranza. Il popolo oppresso e povero  è spronato a gioire perchè verrà colui che lo solleverà dalla  caduta, a risolvere tutti i problemi e a donare un tempo di pace, di benessere e di gioia! Lo stesso invito lo fa Paolo nella lettera ai Filippesi. Stare lieti in ogni circostanza  perché il Signore è vicino, non si farà attendere e verrà a donare quella pace ricercata della quale si avverte un bisogno innato. Giovanni Battista lo ribadisce ancora di più. Oggi nel Vangelo di Luca, viene interrogato dalle folle perchè tutti credevano che fosse proprio lui il messia. Gli chiedevano che cosa dovevano fare, qual era il modo giusto per prepararsi a questa venuta. Lui, che non le manda a dire essendo scarno nelle sue risposte, richiama, come abbiamo ascoltato nel Vangelo: alla folla  “chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia attrettanto” e ai pubblicani: “non esigete nulla più di quanto dovuto”,  ai soldati: “non maltrattate e non estorcete niente a nessuno”. Domande che sono anche attuali e alle quali risponde la chiarezza della Parola di Dio. Ci stiamo preparando al Natale  ma invece di chiedere cosa dobbiamo fare, dobbiamo interrogarci su che cosa si aspetta Gesù da noi! Non stiamo aspettando la sua venuta nella storia! Noi stiamo attendendo la sua venuta nella gloria! e dobbiamo farci trovare preparati  come ha indicato Giovanni ai suoi interlocutori. Dobbiamo essere caritatevoli prima di tutto, agire con giustizia non usare violenza e così via.  E’ un modo  di vivere che non deve preoccuparci, ma ispirare il nostro modo di esistere, regolandoci in tal senso con quella frase degli Atti 20, 35  dove si legge “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Il cristiano che attende il Signore è uno che gioisce perché è disponibile a dare a farsi prossimo e a riconoscere negli altri la figura del Cristo e vivere con loro la vera speranza in Lui. E gli altri, cosa si aspettano di vedere in noi?  semplice: l’immagine di Dio. Noi dobbiamo essere specchio, immagine e somiglianza di Dio, perchè come Lui, dobbiamo amare, essere caritatevoli, disponibili a condividere, usare pace con tutti. Accorgendoci degli altri, scopriremo che Dio è vicino a noi.  Secondo me è questo il modo migliore per prepararci a Natale. Lo andiamo ripetendo spesso  che il Natale è ormai diventato più che altro un fatto consumistico. Prepariamo con dovizia di particolari i nostri doni, e lauti pranzi ma ci allontaniamo dal vero suo  significato. L’avvento di Gesù sulla terra deve servire per ripulirci di tutte quelle cose che ci appesantiscono. Abbiamo ascoltato alla fine del Vangelo che cosa dice Giovanni: “Io vi battezzo con acqua, viene uno che è più forte di me, a cui io non sono degno di slegare i legacci dei sandali, Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Poi dice una cosa importante che qui è tradotta in un altro modo:Tiene in mano la pala per pulire la sua area e per raccogliere il frumento nel suo granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.  La traduzione reale  è che “Egli verrà con il ventilabro e disperderà la pula”. Il ventilabro è uno strumento che adoperano gli agricoltori per ripulire il grano dalla pula che è l’involucro che ricopre il chicco.  La pula è inutile appesantisce  il frutto,  quindi ciò che rimane della pulizia fatta col ventilabro è il chicco puro il quale serve per fare il pane.  Ecco il Signore vuole da noi una pulizia da tutto quell’involucro esteriore ingombrante e inutile. La pula che abbiamo addosso è la nostra mancanza di carità, nei riguardi degli altri, il menefreghismo, il sopruso, l’arroganza la negligenza etc..queste e altre abitudini fuorvianti appesantiscono il nostro essere e non ci fanno attendere come si deve il Signore. Quando aspettiamo qualcuno che deve venirci a trovare siamo contenti. Oggi la Chiesa ci invita ad esserlo perché il Signore viene ad aiutarci a ripulirci di tutto quello che ci fà camminare lenti, tristi e senza speranza verso di Lui.  Auguriamoci di andargli incontro con quella speranza che ci riempie di gioia, questo ci consentirà di vivere un futuro di grazia,  di amore, e  pace perché questo è il regalo chew ci porta Cristo! Quindi, con l’Antifona iniziale della Messa odierna acclamiamo: “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino! (Cf. Fil 4,4.5) FG

1° domenica di Avvento 1 dicembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

RIFLETTIAMO: Vi propongo di farlo con questo estratto dell’omeliadi Papa BENEDETTO XVI, per la prima domenica di avvento del 2009:

….Il significato dell’espressione “avvento” comprende quindi anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente “visita”; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal “fare”. Non è forse vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci “travolgono”. L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. E’ un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un “diario interiore” di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! L’Avvento ci invita e ci stimola a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come “visita”, come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione?……..Cari amici, l’Avvento è il tempo della presenza e dell’attesa dell’eterno. Proprio per questa ragione è, in modo particolare, il tempo della gioia, di una gioia interiorizzata, che nessuna sofferenza può cancellare. La gioia per il fatto che Dio si è fatto bambino. Questa gioia, invisibilmente presente in noi, ci incoraggia a camminare fiduciosi. Modello e sostegno di tale intimo gaudio è la Vergine Maria, per mezzo della quale ci è stato donato il Bambino Gesù. Ci ottenga Lei, fedele discepola del suo Figlio, la grazia di vivere questo tempo liturgico vigilanti e operosi nell’attesa. Amen!